Il presidente di Confetra, Guido Nicolini, nell’ambito degli Stati Generali dell’economia, a Villa Pamphilj, si è rivolto al presidente del Consiglio Conte in tema di politica industriale per la logistica. Esprimendo apprezzamento per aver posto la Logistica al centro dell’agenda economico istituzionale del Paese. Il settore, ha sottolineato Nicolini, è stato inserito tra le filiere strategiche per la tenuta del Paese. Sia per quanto riguarda il DL Cura Italia, che nel Documento di Programmazione infrastrutturale Italia Veloce, la Logistica compare tra le priorità, fin dal titolo. Così come ad essa sarà dedicato spazio specifico nel Piano Nazionale di Riforme richiestoci da Bruxelles. Lo stesso Piano Colao parla di intermodalità, porti, ferrovia, green logistic. Tutto ciò non era scontato, e rappresenta il riconoscimento ad un comparto che – durante il lockdown ed al costo di enormi sacrifici economici –ha garantito gli approvvigionamenti del Paese”.
Sono tre assi prioritari di emergenza da affrontare nell’agenda del Governo
in tema di politica industriale per la logistica. E che Nicolini ha messo in luce durante l’incontro con il premier e i ministri:
l’emergenza infrastrutturale non è più tollerabile. Opere al rallentatore, cantieri bloccati, Genova e la Liguria paralizzate e isolate, il Mezzogiorno disconnesso. Troppi porti ed aeroporti con gravi problemi di accessibilità stradale e ferroviaria.
L’emergenza semplificazioni. Abbiamo avanzato 20 proposte normative specifiche per rendere più fluido il flusso delle merci e più facile la vita ai vettori. Basti pensare che in tema di spedizioni, il cuore della logistica moderna, fa ancora riferimento al Regio Decreto del 1942. Ma le nostre proposte riguardano l’autotrasporto, i corrieri, il cargo aereo, il cargo ferroviario. Oltre 400 procedimenti amministrativi in capo a 30 pubbliche amministrazioni e che generano circa 30 miliardi di oneri burocratici in capo alle aziende ed alle merci.
L’urgenza per una politica industriale per il settore della logistica e dei trasporti.
“Abbiamo 95 mila imprese, il 90% delle quali ha meno di 5 milioni di fatturato e meno di 9 addetti. La prevalenza dei contratti di trasporto è franco destino, non abbiamo “campioni nazionali” di dimensioni globali. Né un tessuto vasto e solido di PMI capaci di essere leader continentali. Si investe poco in trasferimento tecnologico ed innovazione, anche perchè il costo fiscale del lavoro divora i nostri bilanci. Il semplice trasporto fisico della merce, a basso valore aggiunto di know how, è vittima di ribassi di tariffe insostenibili. E tra l’altro esportiamo ed importiamo il 70% dei volumi complessivi in un raggio di 3 mila chilometri: praticamente due volte la distanza Milano – Catania. Con questo nanismo dimensionale delle imprese, con questa pressione fiscale e con questo ecosistema logistico e degli scambi tanto asfittico, il nostro Settore rischia di non avere un futuro. E paradossalmente proprio mentre il Mondo si riorganizza attorno alla Logistica quale pilastro dei nuovi rapporti di forza geoeconomici.
VIA: corrieremarittimo.it